Il 12 agosto del 2000 il sommegibile nucleare Kursk (K-141), il fiore all'occhiello della flotta Russa, affonda misteriosamente nel mare di Barents durante un'esercitazione militare insieme al suo equipaggio di 118 anime che non vedranno mai più le loro famiglie. Il motivo di questa tragedia è ancora oggi avvolto nel mistero, anche se esiste una versione ufficiale che punta il dito sulla probabile esplosione di un siluro difettoso. In realtà nessuno sa cosa accadde esattamente durante quella esercitazione, ma una cosa è certa: nei giorni successivi a quel 12 agosto il mondo non è mai stato così vicino al rischio di in una nuova guerra mondiale. E senza alcun dubbio il sangue freddo del Presidente russo Putin fu fondamentale per evitare un nuovo conflitto fra le due superpotenze, e probabilmente anche il Presidente americano Clinton ha avuto un ruolo determinante in tal senso, anche se non poteva essere del tutto estraneo ai motivi che provocarono questa tragedia. Per capire meglio cosa accadde nella prima estate del nuovo millennio c'è un documentario che ne parla, e in maniera anche abbastanza esauriente:
Per quanto il mare fosse poco profondo nel punto dove affondò l'unità K-141, non fu assolutamente facile recuperare il relitto. Dopo più di un anno una squadra di tecnici olandesi riuscì a farlo riemergere per recuperare le salme di quasi tutti i membri dell'equipaggio. Questa operazione costò svariate decine di milioni di dollari e ci vollero più di sei mesi per mettere in piedi la struttura necessaria per riportare a casa il Kursk. Un altro documentario che descrive le fasi di questo sensazionale recupero merita la dovuta attenzione:
Pochi si ricordano di questa immane tragedia, eppure è accaduta solo sedici anni fa. In questa pagina ricordo volentieri questo terribile evento per mostrare tutta la mia personale solidarietà al Popolo Russo e soprattutto alle famiglie delle vittime che certo non meritavano questo epilogo.
Si chiamava Christiaan Barnard e fu uno dei più grandi uomini che abbiamo avuto nella nostra storia, uno dei più famosi chirurghi di tutti i tempi. E' stato lui che il 3 dicembre 1967, assistito dal fratello Marius, ha eseguito il primo trapianto di cuore umano al mondo nell'Ospedale Groote Schuur di Città del Capo in Sudafrica. Fu un evento memorabile dal punto di vista storico e medico-scientifico; lo fu un pò meno dal punto di vista clinico perché il paziente che ricevette il cuore, un droghiere ebreo che si chiamava Washkansky, morì 17 giorni dopo l'intervento per una grave polmonite. A quei tempi era già noto il problema del "rigetto" e quindi alla necessità di utilizzare farmaci immunosoppressivi dopo un trapianto, farmaci che però non erano stati ancora perfezionati e che potevano portare a conseguenze molto gravi come in questo caso, malgrado la buona riuscita dell'intervento chirurgico.
Nonostante il primo paziente con il cuore di un altro essere umano sia sopravvissuto poco più di due settimane, l'operazione di Barnard costituisce una pietra miliare per la cardiochirurgia. Il secondo trapianto di cuore Barnard lo eseguì a distanza di un mese, il 2 gennaio 1968, e in questo caso il paziente è sopravvissuto per 19 mesi. Mentre molti chirurghi in tutto il mondo, insoddisfatti dai risultati ottenuti, abbandonarono la strada del trapianto cardiaco, Barnard non si arrese e continuò in quella direzione, fino all'avvento della ciclosporina, che ha ridotto drasticamente i rischi di un eventuale rigetto e permise al trapianto di cuore di tornare in auge. Tant'è che nel 1969 l'aspettativa di vita di un paziente che riceveva un trapianto di cuore era già salita improvvisamente a 12 anni, mentre nel 1971 addirittura un paziente dopo un trapianto è riuscito a sopravvivere per ben 23 anni.
Pensate al coraggio che ha avuto quest'uomo... Lui era già un brillante chirurgo, ma era sudafricano e probabilmente a quei tempi non disponeva di tutte le attrezzature mediche che invece si potevano trovare soltanto nei grandi ospedali americani. Eppure riuscì dopo anni di studi e di ricerche a perfezionare una tecnica rivoluzionaria e unica al mondo per sostituire l'organo più importante di un essere umano. Barnard fu un vero pioniere della ricerca scientifica, anche se fu amaramente criticato dai suoi stessi colleghi oltre oceano, anche per motivi etici e razziali.
Oggi in sua memoria è stato dedicato un museo, il "Transplant Museum" di Città del Capo che ha sede nei vecchi locali dell'Ospedale Groote Schuur. In questo museo è stata addirittura replicata la sala operatoria in cui fu eseguito il primo intervento con tanto di manichini che raffigurano in grandezza naturale tutto il personale che era stato coinvolto in quell'operazione.
Oggi i trapianti di cuore sono diventati abbastanza frequenti in tutto il mondo, nonostante le nuove tecnologie che consentono di "stabilizzare" il funzionamento di un cuore malato. Ovviamente le tecniche utilizzate per trapiantare un cuore sono state affinate sempre di più nel corso degli anni, per chi fosse interessato a capire come si esegue oggi un trapianto cardiaco può fare riferimento al seguente video:
Uno spera sempre di non trovarsi mai in condizioni di dover subire un trapianto di cuore, però, se dovesse accadere, al risveglio dopo un intervento del genere secondo me bisognerebbe ringraziare in qualche modo anche questo grandissimo pioniere della scienza sudafricano, un uomo che amava profondamente la vita al punto di dedicare interamente la sua per allungare quella degli altri.
Prima di tutto vorrei condannare senza indugi la scelleratezza con cui alcuni infami facinorosi, nel più totale disprezzo della vita umana, senza alcuno scrupolo di coscienza si inventano di sabotare nottetempo la rete TAV italiana col rischio di ammazzare centinaia di persone in un colpo solo.
Con questa premessa sono abbastanza convinto che tutti coloro che si oppongono alla costruzione della linea TAV fra Torino e Lione non abbiano poi tutti i torti. Innanzi tutto c'è da dire che se fosse vero quello che si dice, ovvero che questo collegamento servirebbe essenzialmente per il trasporto merci fra la Francia e il resto d'Europa, allora in questo caso una linea TAV non avrebbe alcun senso, le merci non si trasportano con l'alta velocità, al massimo i treni merci possono viaggiare a 160-170Km all'ora per ragioni di sicurezza e per tutta una serie di altri motivi "tecnici". Oltretutto, nessuno ha mai pensato nemmeno lontanamente di intercalare dei super-treni per viaggiatori che sfrecciano anche a 300Km all'ora su una linea ferroviaria "lenta", cioè utilizzata essenzialmente per il traffico delle merci, sarebbe troppo rischioso. D'altra parte sarebbe invece troppo oneroso attrezzare una linea di trasporto merci per renderla compatibile con un trasporto viaggiatori ad alta velocità, a quel punto effettuare un trasporto merci su quella stessa linea avrebbe un costo spaventoso e completamente ingiustificato.
Ma i problemi più gravi sono altri, lo spiega l'Ing. Zucchetti in questo video:
Questi problemi hanno sostanzialmente i nomi di due elementi chimici naturali noti per la loro pericolosità: l'uranio e l'amianto. Infatti è noto che in quella stessa montagna dove oggi si sta scavando il tunnel per la TAV l'Agip e l'Eni negli anni '50 e '60 hanno trovato numerosi "filoni" di questi elementi che affiorano addirittura in superficie. Pensare di non incrociare uno di questi "filoni" durante gli scavi è un'ipotesi assai lontana dalla realtà, e, qualora dovesse accadere, il materiale di risulta che verrà estratto da quel tunnel dovrà essere considerato un rifiuto speciale, e come tale dovrà essere trattato e smaltito, moltiplicando così i costi di un'opera già costosissima e completamente inutile... Eh sì, già... proprio inutile!!... perché un tunnel ferroviario per far passare le merci dalla Francia all'Italia esiste già, sebbene siano necessarie due o tre motrici per vincere l'attrito e la pendenza in salita, se lo si volesse rendere più agevole basterebbe ristrutturarlo... Evidentemente ci dev'essere qualcuno che ci guadagna parecchio a scavare un altro "buco" in quella montagna, la teoria della scarsa efficienza di quello vecchio è soltanto una scusa ridicola, e quelli che ci rimettono siamo sempre noi italiani, in questo caso soprattutto quelli della Val di Susa.
Quanto mi mancano i treni a "bassa" velocità, una volta andavi in stazione, compravi un biglietto, fra l'altro molto più economico di quelli che si vendono oggi, salivi su un treno sul quale si potevano ancora tirare giù i finestrini e impiegavi non meno di cinque ore per andare da Roma a Milano... Ma in quelle cinque ore c'era un mondo che ti girava intorno, nello scompartimento trovavi sempre gente nuova, gente con cui potevi parlare, condividere le tue idee; passavi il tempo a chiacchierare o giocando a carte, e potevi pure farti due risate in compagnia; potevi fare nuove amicizie, e a volte in quel treno avresti potuto anche incrociare la compagna della tua vita invece di cercartela su instagram o su facebook... Eh già, quelli sì che erano treni, altro che TAV!
Un giorno, facendo una ricerca su internet per qualcosa che non ricordo, mi è capitato di aprire per puro caso un sito che aveva qualcosa di incredibile, almeno dal mio punto di vista... Si tratta del sito web di un certo signor Vittorio, che vive in Sicilia, nel ragusano, abbastanza vicino ai luoghi dove si girano gli episodi de "Il Commissario Montalbano". Ebbene questo signor Vittorio per tutta una vita ha svolto la professione di artigiano e ancora oggi ha una bottega dove si riparano e si restaurano apparecchi antichi di qualsiasi tipo, dalle radio ai televisori a valvole, dai juke box ai vecchi flippers elettromeccanici, dai cineproiettori super 8 alle fonovalige. Insomma, a quanto pare Vittorio ancora oggi mette a disposizione tutta la sua esperienza di radiotecnico, coltivata in cinquant'anni di onesta e gloriosa attività, per dare una nuova vita a tutte quelle cose antiche che hanno fatto parte della nostra storia, di quando eravamo bambini.
Ma la cosa che più mi ha colpito di Vittorio è la sua creatività nel voler adattare tutti gli apparecchi che restaura alle nuove tecnologie a cui oggi siamo abituati. Ad esempio, un vecchio televisore non potrebbe mai ricevere la TV digitale terrestre... Ebbene Vittorio si è inventato anche un modo per poter adattare tutti i vecchi televisori "analogici" (anche quelli in bianco e nero) alla ricezione della TV digitale DVB. Allo stesso modo, anche le vecchie radio in grado di ricevere solo i programmi in modulazione di ampiezza sulle onde medie, lunghe e corte possono "rinascere" magicamente nel laboratorio di Vittorio e ricevere anche le trasmissioni in modulazione di frequenza con una piccola modifica e soprattutto senza aggiungere ulteriori tasti o manopole all'esterno.
E il signor Tiozzo dedica lo stesso entusiasmo anche nella riparazione e nel restauro di qualsiasi altro apparecchio antico, non esistono limiti nelle capacità che ha Vittorio di ripristinare la funzionalità e di restaurare questi "cimeli" anche nei minimi dettagli... Ritengo più che doveroso segnalare la grande passione di questo caro amico, anche attraverso il mio sito web. A tale proposito suggerisco molto vivamente a tutti coloro che possono essere interessati a restaurare un apparecchio antico, un ricordo di famiglia, o anche più semplicemente ad acquistare un oggetto originale del secolo scorso perfettamente funzionante, di visitare il suo meraviglioso sito web http://www.radiodepocatiozzo.it/ posso garantire che ne vale veramente la pena! Difficilmente mi permetto di dare dei suggerimenti, ma in questo caso lo faccio volentieri perché non ho dubbi sulle capacità di Vittorio, ho soltanto certezze... Provare per credere!
Scoperti i batteri che si nutrono di plastica: si chiamano ideonella sakaiensis 201-F6 e, grazie a due enzimi, sono in grado di scomporre il Pet (polietilene tereftalato), polimero utilizzato per rendere la plastica resistente e impiegato soprattutto nelle bottiglie. Il risultato, opera dei ricercatori coordinati da Shosuke Yoshida, del Kyoto Institute of Technology e descritto sulla rivista Science, può avere delle ottime ricadute per l'ambiente. Solo nel 2013 infatti si calcola che siano state prodotte 56 milioni di tonnellate di pet nel mondo, e il suo accumulo sta diventando un problema mondiale.
Finora però, solo poche specie di funghi, e non di batteri, sono stati identificati come capaci di degradare il Pet. In questo caso invece i ricercatori hanno raccolto 250 campioni di detriti di pet, presenti nel suolo, sedimenti e acque di scarico, cercando dei possibili batteri. Ne hanno così identificato uno nuovo, l'Ideonella sakaiensis 201-F6, che adopera il Pet come fonte principale di energia e carbonio, ed è in grado di "mangiare" completamente una pellicola sottile di pet dopo 6 settimane, ad una temperatura di 30°.
Se fatti crescere sul pet, i ceppi del batterio producono i due enzimi che lo scompongono in due monomeri più semplici e amici dell'ambiente, con una reazione immediata. L'enzima ISF6_4831 lavora infatti con l'acqua per disintegrare il Pet in sostanze “intermedie”, che vengono poi ulteriormente scomposte dall'altro enzima, ISF6_0224. A differenza degli enzimi di altri batteri, la funzione di questi due sembra essere unica. Il che, commentano i ricercatori, fa sorgere la domanda di come siano comparsi in natura e si siano sviluppati dei batteri mangia-plastica.
Forse oggi abbiamo trovato un modo per smaltire la plastica contenuta nell'indifferenziata senza dargli fuoco... Chissà se a qualcuno verrà in mente di far crescere una coltura di questi batteri nei milioni di tonnellate di eco-balle che abbiamo accantonato per cinquant'anni, questa sì che sarebbe una grande notizia!